Da quando il disgelo dell'inverno 2006 ha sciolto le nevi nelle valli olimpiche restituendo alla montagna il suo aspetto verde da stelle alpine, sono iniziate le giaculatorie contro quegli orribili padiglioni da fiera mitteleuropea che hanno ospitato per quindici giorni lo sponsor village di Torino 2006 e che i torinesi non tardarono a soprannominare giandujotti.

 

Sono stati riscaldati d'inverno e climatizzati d'estate per quattro lunghi anni, rigorosamente vuoti, perche' neppure eventi fieristici mirabolanti come 'Idea sposa" e "mercante per un giorno" avevano avuto l'animo di richiedere quello spazio abusivo che ha occupato due delle piu belle aiuole metropolitane, in piazza Solferino.

Il primo mammozzone e' stato smontato ma l'allora assessore alle Olimpiadi Elda Tessore, indimenticato alfiere del progetto sottobraccio a Giorgetto Giugiaro il quale ha intascato buona parte dei nove milioni di euro spesi per la realizzazione, non ha detto una sola parola in memoria dei bei tempi del Toroc. Noi torinesi siamo invece contentissimi di avere recuperato uno spazio gradevole e di valore nel cuore del centro storico. Ora attendiamo di sapere dove e' finita la statua di Giuseppe La Farina rimossa all'epoca dell'installazione, sempre che non sia stata trapiantata nel giardino di qualche notabile o appassionato di storia patria.

I dati di affluenza all'ottava edizione del salone del gusto sono sorprendenti. Impossibile circolare nell'area espositiva tra banchetti di tome, salami, vini, mousse, agnolotti e frutta sciroppata per le presenze di italiani e stranieri che vanno in deliquio dinanzi ad un assaggio professionale di olio o sorseggiano un calice di vino biodinamico con gli occhi al cielo e il nasone nel bicchiere. Ognuno pare abbia un sogno in cuor suo : visitare il salone e discuterne il giorno dopo come un critico enogastronomico con i colleghi d'ufficio nella pausa caffe'. Tutto questo e' salute e benessere commerciale per la Citta' intera di cui non possiamo che essere felici. Non si capisce pero' come mai finita la festa paesana ci ritroviamo ristoranti sull'orlo del fallimento perche' i clienti non vogliono spendere per mangiare piu' di 18 euro e le enoteche faticano a vendere eccellenti etichette perche' ritenute troppo costose in tempi di crisi. Pare che i torinesi siano gourmand solo in occasioni di assembramenti ecumenici ma quando si tratta di volersi bene e investire 40 euro per un pranzo come si deve urlino allo scandalo e scelgano il kebab.

L'assessore al commercio del comune di Torino, Alessandro Altamura, ha deciso di concedere a tutti i commercianti il "privilegio" di non chiudere più nemmeno la mezza giornata obbligatoria infrasettimanale, a suo dire per venire incontro alle richieste di esercenti e clienti ed affrontare al meglio la crisi economica.

Decine di esercizi infatti - e non solo in prossimità dei grandi centri commerciali - chiudono ogni giorno per mancanza di clienti, a loro volta rimasti senza soldi.

L'ASCOM che dovrebbe essere in prima fila nel proporre soluzioni al grave problema non assume alcuna iniziativa in merito a richieste di agevolazioni fiscali o a sgravi di qualunque tipo che consentano agli esercenti di tirare un respiro, ma propone infinite iniziative di dibattiti e workshop sui più disparati argomenti, giusto per giustificare la sua mission statutaria.

L'assessore Altamura invece dichiara con soddisfazione : potrete lavorare dal lunedì al sabato senza fermarvi mai !

Bontà sua. I commercianti ringraziano.

Lo hanno sperimentato sulla loro pelle i dipendenti del neonato Apple Store aperto da poco piu' di un mese nella cattedrale del consumo Le Gru. Entusiasmo a mille, scenari da favola tra schermi di alluminino (altroche' la linea di verniciatura della Musa, o peggio decoratore o panettiere), divise colorate, spirito di squadra e tanta gente in visita (poca quella che apre il portafoglio).

Uno di loro lamenta di essere stato di fatto ingannato da prospettive di lavoro improbabili, tanto da convincerlo a 42 anni a lasciare una attivita' indipendente per sposare la Mela piu' famosa del mondo dopo New York come punto culminante della sua carriera.E' stato licenziato per non essere stato "abbastanza Apple".

Penso che al di la' dei discutibili sistemi adottati dalla casa di Cupertino nei confronti dei lavoratori nostrani, questo serve a far capire che oggi se vuoi rimanere agganciato al mondo del lavoro non devi piu' contare sul diritto di poterti mettere in mutua per un mal di gola. In alternativa: via libera al lavoro in proprio.

Il conto è ormai definitivo. Giuliano Soria ha sulla testa 11 milioni di euro di debiti non pagati. Non sarebbe cosa grave se, leggendo un elenco sintetico dei creditori, il patron mangione del Premio si fosse limitato a non pagare alberghi, ristoranti, tipografie, dipendenti e quant'altro.

Il fatto che fa pensare è che gran parte dell'importo dovuto riguarda le banche, le stesse banche le quali se sei panettiere e non onori i tuoi impegni per un prestito concesso sei costretto a chiudere l'attività perchè ti vengono istantaneamente chiusi i rubinetti del credito mentre per il signor Soria, con complicità varie nell'ambientin torinese e parentele regionali, riesce a scappare con milioni di euro senza che nessuno se la prenda più di tanto. Intanto lui guarda dal balcone di via Montebello quella Torino che non gli ha voluto bene.

Non fosse stato per il badante molestato, oggi Soria sarebbe a Parigi o a Praga o a Lione ad inventirasi un vitello tonnato letterario a spese di tutti gli altri poveracci che devono lavorare per tirare a campare.