Questo triste e un pò romantico appellativo finora è stato proprio dell'abitato di Civita, paese di San Bonaventura da Bagnoregio, una perla in lacrime appoggiata sui calanchi di tufo del viterbese che da mille anni si sgretolano inesorabilmente mettendo a rischio l'esistenza stessa del piccolo centro laziale.
A Torino in Piazza Carlo Felice i segni della premorte sono visibili tra le colonne dei portici ove per cento anni è stata incastonata una edicola per la vendita di libri, sradicata causa fine attività. Un pezzo di storia che se ne va.
L'impotenza degli operatori commerciali che ogg
i paiono solo capaci di vendere ai cinesi le loro attività, è disarmante. E' possibile che più nessuno abbia il coraggio di difendere la propria tradizione e si abbandona ad una resa incondizionata che può solo uccidere Torino e la sua storia ? Nascono solo megastore e negozi monomarca perchè li costruiscono finanzieri moderni per farci lavorare part-time laureati disoccupati.
Per coltivare sogni di rinascita non basta ricordare l'inno di Mameli ma è necessario rimboccarsi le maniche e tornare a lavorare come un tempo fecero i nostri nonni.