Guardandolo e ascoltandolo il Presidente del Consiglio italiano tutto sommato non è un'immagine sgradevole, scomoda o difficile da comprendere. E' stato quello che ha passato il convento (Spineto?) in una fase in cui l'Italia rischiava troppo la pelle delle sue banche, ma è servito a poco.

Il governo in carica da un mese, inconsapevole della velocità di riproduzione neoplastica della crisi che sta soffocando l'Italia non ha fatto niente, non ha parlato di niente ha solamente sottratto trenta giorni al countdown delle elezioni a cui saremo chiamati ben prima della primavera 2014.

I dati del FMI e di altre istituzioni internazionali sulle previsioni dell'economia mondiale parlano di recessione sino al 2020 come se fossimo effettivamente al centro di un conflitto bellico economico-finanziario in cui l'occidente perderà tutto quello che ha costruito dal dopoguerra ad oggi ed in particolare l'Italia farà la parte di uno staterello incapace di opporre la benchè minima resistenza all'invasore.

La cosa più orrenda è che il crollo delle certezze e dei sostegni alla vita di milioni di persone sono nascosti dal paravento di certa stampa che considera questo un fenomeno passeggero, una nuvola sull'Europa che prima o poi porterà il sereno.

La sanità pubblica è in pessimo stato, i dipendenti delle cooperative del personale in forza agli ospedali italiani lavorano ogni giorno ma non vengono pagati perchè le banche non erogano alla Aziende sanitarie i soldi necessari, ogni giorno un morto per debiti o un rogo di protesta davanti alla divisa di un ufficiale giudiziario che notifica un pignoramento, seicentomila posti di lavori persi nel 2012.

In questo crescendo rossiniano, Enrico Letta restituisce di sè l'immagine di un grigio dermatologo in attesa di uno scatto di carriera, tenta con l'eloquio impostato di tutti i democristiani di dimostrare che la sua squadra di governo sta lavorando con metodi austeri e a spese proprie pagandosi una stanza in un convento nella meravigliosa campagna toscana per "fare spogliatoio", riproponendo i brainstorming che piacevano tanto a Romano Prodi, uno tra i i primi responsabili del disastro della nostra economia.

Non crediamo che i curriculum dei ministri in carica siano in grado di cogliere appieno la gravità del problema perchè a parte il vantaggio dell'età più giovane nelle media di dieci anni rispetto ai governi precedenti, ad essi difetta la necessaria umiltà e, lasciateci dire, l'intelligenza di capire che la politica del "cambiare tutto per non cambiare niente" quando sono finiti i soldi non funziona più e che questa volta, come nel Titanic, affonderà anche la prima classe.

L'Italia ha bisogno di fare un esame di coscienza, disinfettando il cervello dalla paccottiglia ideologica che i media hanno sparso come Napalm sui cieli dell nostre città nel corso degli ultimi vent'anni, togliendoci oltre alla memoria anche l'orgoglio di definirci ancora cittadini di uno stato sovrano.